Niente profughi, siamo giapponesi: Tokio accetta solo 1 domanda su 100
Tokyo, 19 feb – Perchè il Giappone, nonostante la proverbiale ricchezza, non è terra di destinazione per profughi? Perché le autorità del Sol Levante, dove probabilmente la propaganda sul modello Boldrini o Bonino non è (per fortuna loro) ancora arrivata, sono estremamente ligie nel vaglio delle domande. Tanto che ne viene accettata, in media, solo una ogni cento.
I motivi non sono solo “geografici”. Certo, il Giappone è lontano dalle grandi direttrici dell’immigrazione di massa. Ma ciò non ha impedito a ben 10000 richiedenti asilo di presentare (i dati diffusi in questi giorni fanno riferimento al 2016, anno nel quale le richieste sono aumentate del 44%) domanda per ottenere lo status da profughi. Se in Italia chi effettivamente ottiene l’agognato pezzo di carta è un’esigua minoranza, in Giappone i numeri sono ancora più bassi. Di quei 10mila, infatti, solo a 28 di essi il governo ha concesso l’asilo. Uno in più rispetto all’anno precedente. A questi se ne aggiungono altri 97 cui è stato consentito di rimanere in Giappone per motivi umanitari. Comunque la si veda, la cifra quella è: poco più dell’1% dei richiedenti viene effettivamente accettato come profugo. Per gli altri tanti saluti.
Il motivo? Le autorità nipponiche sono molto severe nel vagliare le domande dei (sedicenti) profughi, scoraggiando di fatto chi vorrebbe farsi passare per tale senza averne i requisiti. Una prassi assolutamente normale (laddove la normalità, sul tema, è spesso l’eccezione) e scrupolosa, ma non per questo non in linea con le convenzioni internazionali. E che sta dando i suoi frutti.
Niente profughi, siamo giapponesi: Tokio accetta solo 1 domanda su 100
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