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L’esercito americano e la cultura dello stupro (Foto gallery)

Pubblicato su da Grunf

L’esercito americano e la cultura dello stupro (Foto gallery)
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Ventitré anni, un lavoro sicuro e una sincera passione per l’esercito americano. La storia diRebecca Blumer, sottufficiale delle Marina americana comincia nel 2010 a Fort Gordon,una base militare da 15.000 unità ad Augusta, in Georgia. Una sera di tre anni fa, Rebecca decide di uscire insieme a tre colleghi, tre amici conosciuti alla base. Si risveglierà in una cella della prigione della Contea di Richmond, dopo essere stata fermata dalla polizia mentre guidava in stato confusionale a fari spenti. La ragazza era stata drogata, picchiata e ripetutamente violentata dai suoi tre colleghi dell’esercito. Oltre alle ferite fisiche e morali, la ragazza si è ritrovata con la carriera distrutta.

“CONTATTI SESSUALI NON RICHIESTI” - Rebecca, purtroppo, non è la sola. La sua storia, da cui prende spunto una corposa inchiesta su Rolling Stone, la accomuna alle tante altre vittime di “contatti sessuali non richiesti” fin troppo comuni negli ambienti dell’esercito degli Stati Uniti. Lo scorso anno le forze armate a stelle e strisce hanno dovuto affrontare il più grande “scandalo degli stupri” della loro storia: 32 istruttori della Lackland Air Force Base di San Antonio (Texas) sono stati accusati aver infierito su 59 reclute, mentre a Fort Bragg, in North Carolina, il generale di brigata Jeffrey Sinclair è stato accusato di reati a sfondo sessuale, inclusa la sodomia, e di “cattiva condotta” ai danni di cinque donne della base. Lo scorso dicembre il Dipartimento della Difesa ha rivelato che il 12% delle donne che fanno parte dell’esercito ha dovuto sopportare molestie sessuali di vario tipo, dagli insulti a sfondo sessista alla violenza vera e propria. Come nel caso di Rebecca.

CULTURA DELLO STUPRO - Dopo essere stata dimessa dall’ospedale, Rebecca è tornata alla sua base. “Tutti ridevano di lei – ricorda un collega – La gente diceva che era stata una stupida cagna, che aveva fatto una sciocchezza e che stava cercando un modo per cavarsela”. La sua carriera, fino a quel momento piena di prospettive, è andata distrutta insieme ai suoi sogni. Nonostante l’esercito americano si sia aperto alle donne da parecchio tempo, le differenze di genere – donne deboli, uomini “forti” nell’accezione peggiore del termine – vengono ancora instillati nella mente delle giovani reclute. La pornografia è ovunque e le donne che scelgono di arruolarsi devono affrontare non solo le difficoltà dell’addestramento, ma anche le continue “attenzioni non richieste” dei colleghi. Una “cultura dello stupro” nella quale la donna è sempre vista come colei che provoca, che si veste in modo sexy, insomma, che “se la va a cercare”. La rigida gerarchia militare, poi, non aiuta: ad aggredire queste donne sono spesso uomini di grado superiore. L’età media delle donne arruolate si aggira intorno ai 25 anni e la sensazione di essere delle eterne sottoposte le porta a non reagire, a non ribellarsi, a non dire di no a un superiore.

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“LA RAGAZZA CHE SI È INVENTATA LO STUPRO” - Cosa ne è stato del sottufficiale Blumer? Otto mesi dopo l’aggressione, Rebecca ha sviluppato una grave forma di depressione, ha paura di uscire di casa perché teme che tutti possano additarla come “la ragazza che si è inventata lo stupro” ed è diventata aggressiva con tutti. Il suo sogno era quello di essere trasferita alla base di Napoli, in Italia, ma ha fallito tutti i test. “Avevano già deciso tutto – ha detto Rebecca – Per loro ero un problema e hanno deciso di sbarazzarsene. Prima amavo tutto ciò che riguardava la Marina. Ora la odio”.

UN’EPIDEMIA - “Per fare in modo che le cose cambino, bisogna operare un cambiamento dall’alto. Gli atteggiamenti dei militari non partono mai dal basso, ma da chi è incaricato di formare una leadership – a parlare è il Maggiore Gary Patton, che definisce la cultura dello stupro un’epidemia che sta colpendo l’esercito degli Stati Uniti – Oggi ogni aggressione a sfondo sessuale viene vista non solo come un crimine, ma anche come un atto che mira la stabilità e la coesione di un gruppo. Si fa leva sullo spirito del corpo, e lo si affronta con i valoro militari che ci sono stati insegnati”.

(Photocredit: Getty Images e Rebecca Blumer)

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